Un bell’articolo sul tema che di chiude con un
Guardando al futuro sulla base delle tendenze del settore, gli editori ricadranno ancora più spesso nell’ambito d’azione delle norme del GDPR. Dato che gli editori cercano di rompere la propria dipendenza dai modelli di business basati sulla pubblicità e le piattaforme social, essi andranno sempre di più nella direzione della personalizzazione e della profilazione per attrarre e trattenere gli utenti sui propri siti. Ciò vuol dire che dovranno essere molto più trasparenti sul tipo di dati che raccolgono e sul perché. Questo significherà anche che dovranno spiegare i meccanismi, attualmente oscuri funzionamenti degli algoritmi che usano per personalizzare le homepage, profilare gli utenti e svolgere altre attività.
Inoltre dovranno anche concentrarsi sull’implementare i mezzi tecnici per garantire diritti come la cancellazione dei dati degli utenti e la disattivazione dei cookies e determinare se abbiano bisogno o meno di un responsabile della protezione dei dati e un registro delle loro attività di elaborazione. Se tutto questo è già stato preso in considerazione da qule 64% dell’industria dell’informazione europea, allora tanto di cappello. Ma in caso contrario (e comunque per il restante 36%), raccomanderei di mettersi a lavoro perché c’è ancora molto da fare.
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